Famiglia
Container, lultima beffa
A cinque mesi dal terremoto, in Umbria 300 famiglie vivono ancora in fatiscenti roulotte. La loro colpa? Quella di essere pastori. E di non voler abbandonare lunica fonte di reddito: gli animali. Per
Traditi da subito dalla Protezione civile. Blanditi dalla Regione dell?Umbria, che però non ha ancora mantenuto le sue promesse. Da queste parti, sulle montagne attorno Nocera Umbra e sulle pendici orientali del monte Subasio, proprio dietro la turistica Assisi, è sempre stato duro campare facendo i contadini o i piccoli allevatori di bestiame. Nel settembre scorso, il giorno 26, ci si è messo pure il terremoto. E poi pure chi li avrebbe dovuti soccorrere nella catastrofe. Cinque mesi dopo non c?è ancora, infatti, nessun caldo container al posto delle abitazioni in pietra danneggiate irrimediabilmente. Questa gente, trecento famiglie, dorme ancora pigiata in roulotte umide.
L?allarme era stato lanciato, già all?inizio di febbraio e ripreso solo dalla stampa locale, dalle Caritas diocesane di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Perugia-Città della Pieve. Oggi, circa 40 famiglie nella sola zona di Assisi, secondo il direttore della Caritas diocesana, Giocondo Leonardi, continuano a vivere in simbiosi con il loro bestiame, avvinghiate alle loro coltivazioni ma senza l?agognato modulo abitativo, indispensabile per sopravvivere in luoghi così impervi e, specie d?inverno, difficilmente accessibili per le abbondanti nevicate.
«Ma è Dio che quest?anno, dopo averci salvato dal terremoto, ci ha voluto salvare anche dalla neve», spiega infervorata la signora Felicia Poduti. «Guardi che splendida giornata», continua, «e dire che va avanti così da settimane». La signora Poduti abita in una minuscola frazione di Nocera Umbra, dal suggestivo nome di Colleluna. Suo marito, Domenico, è allevatore di mucche, una quarantina, e di quasi duecento pecore. Il fratello di Domenico, Mario, è disabile. Sulle stampelle, mostra amareggiato e scoraggiato il container parcheggiato a lato dell?abitazione colpita a morte dal sisma, l?unico modulo abitativo giunto da queste parti in virtù del suo handicap. Peccato che manchino le finestre e che sia toccato personalmente a Domenico allacciare la corrente elettrica, tirando un cavo volante dalla sua abitazione, senza però poter usufruire delle speciali bollette ridotte per i terremotati che vivono nei villaggi-container realizzati a valle dalla Protezione civile. È proprio Mario a spiegare, molto semplicemente, perché non si sono voluti rifugiare negli insediamenti giù a Nocera Umbra: «Lasciare qui, soli, i nostri animali? Mai. Sono l?unica nostra ricchezza». Elementare, ma a Roma, i cervelloni della Protezione civile questo particolare proprio non l?avevano considerato. Si sa, a Roma mica scorrazzano per strada mucche, pecore o papere. Come capire allora questi bifolchi?
Appare evidente dunque, almeno in questo caso, come i teoremi della Protezione civile, applicati alla realtà locale, non abbiano funzionato. Tuona allora don Girolamo Giovannini, vicario dei parroci della zona e responsabile della Caritas di Case Basse di Nocera Umbra: «Il nostro vescovo», quasi grida al telefono, «monsignor Sergio Goretti, il 27 ottobre scorso, rivolto alle pubbliche autorità e alla Protezione civile, aveva chiaramente espresso l?opinione della Chiesa subito dopo le prime scosse: no allo sradicamento dalla montagna e all?accentramento nei campi container per chi in montagna vive di agricoltura e di allevamento. Si è sperperato molto denaro pubblico per urbanizzare le aree attorno al centro storico di Nocera. Dove questa gente di montagna non andrà mai perché, altrimenti, dovrebbe abbandonare anche i suoi interessi».
Se Roma è sorda e sciupona, entra allora in scena il governo locale, ossia la Regione dell?Umbria. Il 4 novembre dello scorso anno il Consiglio regionale dell?Umbria delibera all?unanimità la disposizione di moduli abitativi presso le aziende agricole delle zone montane. Nel motivare questa sua decisione, la stessa Regione accusa di sprechi la Protezione civile. Piazzare invece i container vicino alle abitazioni isolate, è scritto nella delibera, significa ?risparmiare sui costi di urbanizzazione, calcolati per le aree attrezzate per una cifra che va dai 5 agli 8 milioni per ogni singolo modulo?. Meglio che il cittadino-contribuente non faccia i conti. Ma si parla esplicitamente, nero su bianco, di ?notevole risparmio?.
Però anche la Regione dell?Umbria sbaglia i suoi calcoli: dai Comuni terremotati piovono ben 300 richieste di container per le aziende agricole. Troppe e, soprattutto, inattese. Come se nessuno conoscesse il numero esatto degli allevatori e agricoltori ?di montagna?. La Regione cerca ugualmente di fare il possibile. Il presidente della Giunta regionale umbra, Bruno Bracalente, il 4 febbraio scorso dichiara: «Tutto ok, i 48 container che ancora mancano, 40 a Nocera Umbra, 5 ad Assisi e 3 a Montefalco, arriveranno agli agricoltori e agli allevatori attorno a fine mese», ma a tutt?oggi nulla ancora s?è visto. La Regione ha a disposizione i container, ma questi si trovano ancora a Terni, fermi in manutenzione. Lo conferma sia la Regione dell?Umbria, sia il geometra che li sta facendo tornare nuovi, Nestore Sopranzi: «Qui stiamo lavorando su 57 moduli abitativi», dice, «22 da 36 metri quadri e 35 da 18. Ma non penso che, visti anche i tempi burocratici, potranno essere consegnati prima di un altro mese». Intanto la Caritas locale ha già fornito a chi vive sulle montagne di Nocera Umbra quattro case in legno prefabbricate, gentilmente donate dai sindaci dell?Irpinia.
Eppure a Nocera Umbra possono stare allegri. Peggio è andata ai pastori che hanno avuto le case schiantate sul monte Subasio: a loro il Comune di Assisi, fra i più ricchi dell?Umbria, ha già chiesto di contribuire alle spese di urbanizzazione della piazzola container vicino casa con cifre che vanno dalle 700 mila al milione di lire. Come dire: «Prima pagare poi vedere container». Qui è lo Stato che chiede ai terremotati, chiede di essere aiutato per aiutarli. Signora Poduti da Colleluna di Nocera, preghi Dio che dopo il terremoto e la neve, vi salvi pure da amministratori del genere.
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